venerdì 27 febbraio 2009

Canzoni Ambientaliste

Luca Carboni ha da poco pubblicato “Musiche Ribelli”, un album di classici della canzone italiana anni 70, rinvigoriti dalla pregiata produzione di Riccardo Sinigallia. Tra i pezzi che Carboni e Sinigallia aiutano a riscoprire, c’è Eppure Soffia di Pierangelo Bertoli.

E' una canzone che ho sempre snobbato, trovandola ingenua al limite dell’oratoriale. Riascoltandola, mi sono reso conto di quanto fosse superficiale il mio giudizio. Il testo di Bertoli riesce a coniugare un senso di stupore infantile per il creato ad un genuino disgusto per gli abusi ambientali perpetrati dal genere umano. La musica italiana non è più riuscita a parlare della natura in modo tanto incisivo ed attuale.

“Eppure Soffia” entra così nella mia personale classifica delle più belle canzoni ambientaliste di sempre – piazzandosi terza.

Le altre due?

#2: David Bowie, “Five Years”. Scene di vita di tutti i giorni, in un pianeta cui sono rimasti cinque anni di vita. Si apre dolce e triste come un sonetto romantico, per poi trascinare l’ascoltatore e il pianeta tutto in un finale epico.

#1: Marvin Gaye, “Mercy Mercy Me”. La prima canzone ambientalista di sempre, la più bella. Mai il pesce al mercurio è stato cantato in maniera così sexy. Greenpeace dovrebbe adottarla come inno.

martedì 24 febbraio 2009

Duffy vs. R&B USA

La scorsa settimana, mentre in Italia imperversava San Remo, sono stati assegnati i Brit Awards a Londra. Tra i due eventi, la manifestazione italiana è senza dubbio la più appassionante: i Brits emozionano quanto un atto notarile che certifica l’album inglese più popolare dell’anno.

Il riconoscimento per il miglior album del 2008 è andato a Rockferry di Duffy, primo disco per vendite in Gran Bretagna (1,7 milioni di copie) e quarto nel mondo (5,5 milioni). Lo scorso anno nessun disco americano ha venduto più dell’esordio di una sconosciuta ventiquattrenne gallese. Il successo di Rockferry aiuta ad apprezzare lo stato catatonico in cui versa la musica nera americana, proprio perché frutto di elementi generalmente rinnegati dall’hip-hop e dall’R&B contemporaneo:

TEMPO. La realizzazione di Rockferry ha richiesto quattro anni di lavoro. Duffy è entrata in sala di registrazione da teenager per uscirne soul diva pienamente formata, grazie alla continua esposizione ad alcuni tra i migliori musicisti inglesi del momento. Sebbene non molti se ne siano accorti, nello stesso periodo Beyoncé ha pubblicato 3 album.

AUTORI, NON SOLO PRODUTTORI. La produzione di Rockferry, per quanto levigata, è pervasa da un senso della misura. Si limita a valorizzare composizioni solide, opera di un team di autori che non ha bisogno di spacconate in studio di registrazione per rendere un pezzo memorabile. A differenza di buona parte dell’R&B americano odierno, Rockferry è un album creato da autori davanti ad una tastiera di piano, non da produttori davanti ad un campionatore.

STRUMENTI, NON DRUM MACHINE. Prendiamo "Hanging on for too long" di Rockferry: gli accordi minori con cui apre il pezzo comunicano immediatamente un senso di perdita irrimediabile che nessun campionatore potrebbe emulare. Ci vuole un vero basso e un musicista che lo sappia suonare decentemente. Tutto il disco è avvolto da suoni organici che conferiscono calore e credibilità ai tormenti amorosi di Duffy. In Good Girl Gone Bad di Rihanna, punta di diamante della produzione R&B americana nel 2008, si stenta ad individuare una sola chitarra malgrado i credit a tre diversi chitarristi.

FOCUS. Rockferry è un disco insolitamente compatto: in versione originale, contiene dieci canzoni per una durata complessiva sotto i 40 minuti. Niente ospiti, remix, reprise, ringraziamenti a dio e alla famiglia, omaggi ad amici e ad animali domestici. Tha Carter III di Lil Wayne, disco hip-hop più venduto nel 2008, strema l’ascoltatore con quasi 80 minuti di registrazione, 16 pezzi, 12 special guest.

Rockferry rappresenta l’apice del successo per il new soul inglese, che negli ultimi due anni ha visto le uscite discografiche più o meno coordinate di Amy Winehouse (settimo album più venduto al mondo nel 2008), Leona Lewis (sesto), Adele. E’ un movimento derivativo, che attinge a piene mani dai classici della musica nera anni 60 e 70, a volte flirtando con il plagio. E’ un movimento che però dimostra il potenziale commerciale di una tradizione musicale che risale a Otis, Aretha, Marvin – una tradizione che sembra ormai dimenticata in patria.